Slitta ancora l’avvio della sperimentazione del documento
unico, prevista inizialmente per l’1 ottobre scorso. Dopo il mini rinvio al 14
ottobre (deciso due settimane fa dal tavolo di coordinamento costituito da
ministero delle Infrastrutture e dall’Aci di fronte alla sostanziale
indisponibilità dei software che dovranno gestire il complesso dialogo tra
l’Archivio nazionale veicoli del ministero dei Trasporti e il Pubblico registro
automobilistico gestito dall’Aci), è stato deciso di rimandare tutto di altre
quattro settimane.
Si parte l’11 novembre. Salvo ulteriori sorprese, la
sperimentazione inizierà l’11 novembre. A quel punto, però, resteranno appena
40 giorni a disposizione, meno della metà rispetto a quelli previsti
inizialmente, prima del “big bang” che, a partire dall’1 gennaio, porterà alla
scomparsa del Certificato di proprietà e al rilascio di un nuovo modello di
Carta di circolazione contenente i dati del proprietario del veicolo e i
gravami eventualmente presenti (fermo amministrativo, ipoteca, eccetera).
Si rischia il rinvio a luglio 2020. Sullo sfondo,
poi, restano due incognite: la data dell’1 gennaio 2020, stabilita per la
partenza del documento unico, e il nodo delle nuove tariffe. Per quanto
riguarda il primo aspetto, tra gli addetti ai lavori si teme un possibile
rinvio all’1 luglio 2020 nel caso in cui la fase sperimentale non dia i
risultati attesi in termini di velocità delle iscrizioni e trascrizioni dei
veicoli e, quindi, di rilascio della carta di circolazione, come peraltro sta
già accadendo nel test su base volontaria partito l’1 luglio scorso e a cui
hanno aderito alcune decine di agenzie di pratiche auto.
Il dubbio sulle tariffe. L’altra incognita è la
rimodulazione delle tariffe, prevista dalle legge che istituì il documento
unico (dlgs 98/2017): “Per il rilascio e l’aggiornamento della carta di
circolazione in sede di prima immatricolazione, di reimmatricolazione o di
aggiornamento, è corrisposta una tariffa unica determinata con decreto del
ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con i ministri
dell’Economia e delle Finanze e della Giustizia, da adottare entro il termine
perentorio del 30 aprile 2018”. Sono trascorsi quasi 18 mesi da quel
termine perentorio e della “tariffa unica” non solo non v’è traccia, ma non si
è ancora iniziato a parlare.
Buco per l’erario o maggiori oneri per i cittadini? Certo,
in assenza del decreto attuativo, la stessa legge prevede l’invarianza rispetto
alla situazione attuale, ovvero la “somma delle due tariffe (10,20 euro
per la Motorizzazione e 27 euro per l’Aci, ndr) previste a normativa
vigente” e una “imposta di bollo unificata quale somma degli importi
delle imposte di bollo (da 16 euro, ndr)”. Insomma, il legislatore è stato
previdente, ma non ha tenuto conto che il dimezzamento dei documenti
prevederebbe inevitabilmente, senza un ulteriore intervento, anche il
dimezzamento delle imposte di bollo.
Cosa cambia per le auto nuove… Vediamo come stanno
le cose in due situazioni, l’acquisto di un’auto nuova oppure di una vettura
usata. Nel primo caso, attualmente si pagano quattro imposte di bollo da 16
euro, due per la domanda e per il rilascio della carta di circolazione e due
per la domanda e per il rilascio del certificato di proprietà. In totale, fanno
64 euro (più 10,20 di tariffa Motorizzazione, più altri 27 euro di tariffa
Pra). Con il documento unico, le imposte di bollo si ridurrebbero a due:
significa che per mantenere invariato il gettito il legislatore dovrebbe
raddoppiarne l’importo a 32 euro.
… e per l’usato. Con l’imposta di bollo a 32 euro,
però, ci si troverebbe penalizzati in caso di acquisto di un’auto usata. In
questa circostanza, infatti, attualmente si paga un’imposta di bollo da 16 euro
per l’aggiornamento della carta di circolazione e due imposte da 16 euro per la
domanda e il rilascio del certificato di proprietà. In totale 48 euro. Con il
documento unico le imposte scenderebbero a due, per un importo di 64 euro, 16
in più rispetto a ora. Poca cosa, per carità, visto che il grosso del costo di
un trapasso è dato dall’Ipt, però contraria allo spirito della legge, la quale
recita: “Tale tariffa è determinata in misura comunque non superiore alla
somma dell’importo delle due tariffe previste a normativa vigente, tenuto conto
dei costi dei servizi”.
Fonte: https://www.quattroruote.it/news/burocrazia/2019/10/08/motorizzazione_e_aci_rinvio_sul_documento_unico.html